“Smart Working” al tempo del Lockdown: #IChing #Esagramma 23, lo Sgretolamento, e 29, l’Abissale (l’Acqua)

Pubblico con piacere l’interessante relazione di un partecipante ai corsi avanzati di I Ching.

Non tutto crolla: la speranza in fondo al tunnel

La situazione del consultante

Giacomo lavora per un’organizzazione che si occupa di competenze professionali a 360°, fornendo servizi di verifica (autovalutazione, certificazione).

La principale fonte di ricavi è un prodotto che procura la maggior parte del fatturato: un servizio di certificazione di alcune competenze trasversali a diverse professioni, apprezzato da chi fa formazione. A fronte di questo servizio abbondantemente in attivo, l’organizzazione è appesantita da molti gravami: al vertice anziani consulenti, auto-referenziali e fuori dal mondo, concentrati su attività che non portano reddito o lo portano solo a loro; alla base dipendenti, mediamente poco scolarizzati e poco motivati che, grazie a una posizione di monopolio, godono di stipendi alti, fuori mercato, spesso senza alcuna corrispondenza con il loro livello di capacità. Il tutto aggravato da conflitti sia all’interno della Direzione, sia tra i dipendenti. Tutte dinamiche distruttive che consumano energie, sottraendole a obiettivi concreti.

A marzo il lockdown per il coronavirus, portando alla chiusura di scuole e università, i principali clienti dell’organizzazione, ha determinato il quasi azzeramento dei ricavi. È in quel momento che a Giacomo è stato affidato il progetto di rendere accessibili, in modalità telematica, le certificazioni da casa. Il progetto ha avuto successo, grazie all’attiva collaborazione di un ristretto gruppo di persone, tra cui si è creato un rapporto di stretta collaborazione e amicizia. Lavorando in “smart working” da casa, senza orari, sono state rilasciate in modalità telematica molte certificazioni, in numero sufficiente per ridurre il danno economico, ma insufficiente per mantenere il bilancio in attivo.

L’esagramma primario (23) descrive la situazione come un processo di sgretolamento e di disgregazione, che riguarda proprio l’organizzazione in cui lavora Giacomo, accelerato e drammatizzato dalla pandemia Covid: sul piano economico, per la diminuzione dei ricavi, ma anche sul piano relazionale e umano, per il deterioramento delle relazioni tra colleghi. Un deterioramento che si manifesta in lotte tra dirigenti e dipendenti, in un clima di astio e pettegolezzo. Un quadro di deterioramento e di paura diffusa, evocata dall’esagramma di prospettiva (29), che parla anche di come andare oltre questa paura. In estrema sintesi, mettendo assieme i due esagrammi, il responso parla della paura dello (o nello) sgretolamento, la paura cioè suscitata dalla progressiva erosione della base economica e dalla disgregazione dell’organizzazione.

La struttura dell’esagramma primario, con una linea yang in alto e ben 5 linee yin più in basso, mostra un processo di eliminazione di ciò che non può essere sostenuto e quindi è destinato a crollare: la linea yang più esterna è isolata, staccata dal resto dell’esagramma, senza messa a terra, disconnessa, non sostenuta. È possibile vedere nella struttura anche una marea montante di linee yin che spingono via l’ultimo residuo di yang, in vista di una futura rinascita.

Rispetto alla situazione specifica, la struttura dell’esagramma mostra in modo plastico posizioni di potere che non possono più essere sostenute e sono perciò destinate a crollare. Un’immagine che restituisce bene la governance dell’organizzazione, senza i piedi per terra, troppo intellettuale e poco pratica, con idee ambiziose e grandiose, poco realistiche ma anche i privilegi di molti dipendenti non più sostenibili, per l’erosione della base economica che li ha finora sorretti. Direzione e dipendenti rappresentano entrambi posizioni parassitarie di rendita, non più sostenibili dal prodotto di punta, che dopo la pandemia non riesce più a finanziare né le idee grandiose dei capi, né gli alti stipendi dei dipendenti. La linea yang in alto può rappresentare inoltre il prodotto di punta, non più sostenuto a sufficienza: esso dà sostentamento a tutta l’organizzazione, ma nella nuova situazione avrebbe bisogno d’investimenti, che chi comanda destina invece ad altri obiettivi utopistici. 

Con la situazione determinata dalla pandemia tutto si sgretola. Nessuna carica, nessun organismo dell’organizzazione, nessuna delle persone cui Giacomo prova a dare fiducia sembra in grado di dare un sostegno affidabile a ciò che sta crollando (esagramma 23), di offrire alcun appiglio in questa caduta nel buio (esagramma 29).

In questo processo di disgregazione, alla fine del tunnel (il buio abisso) s’intravede una luce, c’è comunque una prospettiva di speranza, che cioè rimarrà in piedi ciò che è davvero essenziale e necessario, un “frutto” che può dare nutrimento e sostegno, di cui potrà godere il gruppo di persone che si sono date da fare in modo costruttivo (i nobili che ottengono un carro), a detrimento dei Piccoli Uomini, la cui capanna va in Frantumi.

Nulla è propizio

Non è propizio avere una direzione in cui andare: non è propizio porsi alcun obiettivo. La “direzione in cui andare” può essere qualsiasi piano si abbia in mente, qualsiasi scopo o visione o intenzione. Ricevere l’esagramma 23 equivale a un chiaro invito a Giacomo a rinunciare a tutto ciò che pensa di fare per salvare l’organizzazione. Un invito semplice, ma non facile. Le proprie idee piacciono: è difficile lasciarle andare. E tutte le volte che Giacomo ha pensato a possibili strategie e alleanze per indurre la Direzione a prendere decisioni positive, si è dovuto rendere conto che stava solo perpetuando il vecchio: la situazione non è sanabile, perché tutti gli attori che hanno voce in capitolo ragionano con schemi mentali vecchi e astiosi; cercare alleanze significa doversi schierare in una logica amico-nemico e venire necessariamente a compromessi con soggetti poco affidabili. Un’esperienza frustrante, come spesso capita quando esce questo esagramma.

In questo momento nulla è propizio, tutto è velleitario: qualsiasi strategia che Giacomo può intraprendere per influenzare le decisioni della Direzione, la stessa idea che la salvezza possa consistere nel progetto che lui sta coordinando. È propizio, piuttosto, non avere una direzione in cui andare, cioè non porsi obiettivi, rinunciare a influire sull’organizzazione. Non basta un semplice ripensamento di quello che si è progettato: l’unica via d’uscita è una completa tabula rasa, che mettendo da parte qualsiasi idea preconcetta renda possibile pensare e creare qualcosa di nuovo.

Invero le Piccole Persone prosperano. La prosperità delle Piccole Persone sottolinea la modesta statura manageriale e/o morale dei capi, la loro assenza di visione, ma anche il basso livello culturale, la meschinità di molti dipendenti, divisi in clan: capi e dipendenti concentrati per la maggior parte sul proprio immediato interesse personale; i capi per la visibilità, la gloria, il potere; i dipendenti per salvarsi dal licenziamento. In una prospettiva più interiore, ciascun attore coinvolto, incluso lo stesso Giacomo, devono fronteggiare la tentazione che “prosperi la Piccola Persona” che è in loro, cioè che prevalga il ripiegamento sui propri interessi personali, l’astio, la ripicca, la vendetta, il parlare male degli altri, tutto ciò che può avvelenare l’anima …

Le direzioni del cambiamento

La disgregazione avanza

L’altare (o il trono) si Frantuma sul bordo: il processo di disgregazione arriva a minacciare da vicino (sul bordo) i redditi dei dipendenti, la sussistenza stessa dell’organizzazione, la sua cabina di comando (altare o trono), che perde tempo in riunioni lunghe improduttive. Minaccia inoltre l’attività dello stesso gruppo di progetto coordinato da Giacomo, a causa della richiesta di lavorare a orario ridotto, per la cassa integrazione al 50%, e in prospettiva il futuro personale suo e delle persone che costituiscono il suo gruppo.

Ignorare la determinazione / l’oracolo: sciagura. L’ideogramma per “determinazione” significa anche “oracolo”: “ignorare l’oracolo”, cioè ignorare ciò che dice l’I Ching nella sentenza di questo esagramma. “Non è propizio Avere una direzione in cui andare” ribadisce che è illusorio pensare di poter salvare l’organizzazione con qualche grande idea (partorita dai capi) o qualche impresa di successo (come il progetto che Giacomo coordina).

Un sostegno inaspettato

Infilzare dei pesci: infilzare, uno a uno, tutti i pesciolini che possono servire. Metaforicamente è un invito a selezionare e prendere tutto ciò che può nutrire, cioè essere utile. Una fila di pesci: sembra alludere a pesci essiccati legati tra loro da un filo, cioè pesci morti e trasformati in qualcosa di conservabile e commestibile. L’essiccazione è un modo di conservare cibo per il futuro. Dunque, in ciò che si sta disgregando c’è qualcosa che si può conservare, trasformandolo in qualcosa di diverso che potrà tornare utile in un secondo momento. Che cosa si può conservare per riutilizzarlo? Best-practice da valorizzare, esperienze pregresse di Giacomo e di tutte le persone del gruppo di progetto, letture, nuove esperienze, apprendimenti maturati in questo periodo.

Non è ancora arrivato il momento di mangiare il frutto (sesta linea), ma si è in condizioni di mettere da parte provviste e conservarle per il momento in cui potremo nutrircene.

Grazie al favore della gente del palazzo: in effetti Giacomo gode del favore del Presidente, che gli ha dato l’incarico, della stima di alcuni membri della Direzione e di alcuni dipendenti (in particolare dei membri del suo gruppo di progetto). Il commento “invero alla fine non (bisogna approfittarne) troppo” può essere un suggerimento a Giacomo di non sfruttare troppo le persone che coordina, inoltre di non abusare per scopi personali del favore di cui gode, infine di non farsi illusioni circa la possibilità di influire realmente sulle decisioni della Direzione.

Onore alle “concubine”

Un’altra possibile traduzione del testo della quinta linea mutante è: essere nelle grazie delle concubine del palazzo.

Nell’antica Cina le concubine erano figure importanti nella corte imperiale, donne di potere, in una cultura nella quale alle donne era di fatto negata la legittimazione a occupare posizioni di rilievo nella società e nella storia. Ci furono concubine famose, come Wu Hou nel VII secolo e Cixi nel XIX secolo, che assunsero il rango d’imperatrice.

Chi erano dunque le concubine in Cina? Donne fuori dagli schemi, che non avendo un ruolo socialmente riconosciuto nella corte, non facendo parte della famiglia imperiale, esercitavano un potere non ufficiale; donne belle, intelligenti. Donne controverse, spesso demonizzate e denigrate dalla cultura ufficiale, confuciana e patriarcale, come illustra il link https://www.asiateatro.it/miticheodianoledonne/cina-le-grandi-donne-della-storia/.

Proviamo a immaginare un Cinese dell’epoca, invitato a corte. Una concubina del re lo prende sotto la sua protezione, gli dà confidenza, gli apre delle porte, lo guida nelle segrete stanze del palazzo, lo informa sugli intrighi di corte, gli spiega come muoversi, gli dà qualche buon consiglio.

Ci sono, tra i colleghi di Giacomo, due donne che hanno nella sua organizzazione un ruolo simile a quello delle concubine nell’antica Cina: sia chiaro, senza la connotazione sessuale che ha abitualmente questo termine, perché con entrambe ha solo una relazione lavorativa ed entrambe svolgono il loro lavoro con estremo rigore morale e professionale (tutto quello che hanno ottenuto lo hanno sempre conquistato per meriti professionali). Ciò che le assimila alle concubine dell’antica Cina è l’avere, per l’esperienza lavorativa da loro maturata, un ruolo atipico, fuori dagli schemi, fuori dalla “famiglia reale” dei capi, una funzione che va molto oltre rispetto a quella definita dall’organigramma, con un’influenza, un potere molto superiore rispetto al loro ruolo ufficiale. In un ambiente maschile e patriarcale, in un’organizzazione in cui tutti i ruoli di potere sono ricoperti da uomini, entrambe sono fatalmente figure chiacchierate, come le concubine nella Cina confuciana.

Da entrambe le colleghe Giacomo scopre con il tempo di essere appoggiato e sostenuto in situazioni di lavoro delicate e cruciali: in questo senso è nelle loro grazie, gode del loro favore.

Il frutto maturo che ti aspetta

Un (bel) frutto maturo non (ancora) mangiato: alla fine del processo di disgregazione rimane un “frutto”, cioè qualcosa di commestibile, che può darci nutrimento. Cos’è questo frutto maturo? Il business dell’organizzazione. Potrebbe essere il prodotto di punta, cioè il core business, da cui l’organizzazione ricava la maggior parte del fatturato, e la rete dei clienti: prodotto e clienti su cui i Piccoli Uomini non riescono a mettere le mani.

Il nobile ottiene un carro, cioè un mezzo di locomozione: nuove risorse per andare avantiper progredire. Potrebbe essere risorse esterne all’organizzazione.

La capanna (o rifugio o riparodei Piccoli Uomini va in Frantumi: chi è piccolo, chi cioè segue dinamiche di potere egoistiche, meschine e improduttive o comode routine lavorative, alla fine non avrà più un luogo dove rifugiarsi, rimarrà senza riparo. L’organizzazione, in fase di disgregazione, non potrà più offrire loro alcuna protezione, alcun sostentamento.

Dalla paura al coraggio

坎 Kan, il nome dell’esagramma di prospettiva, ha un’ampia gamma di significati convergenti, che vanno da abisso, precipizio, all’azione di precipitare, cadere, all’elemento dell’acqua, all’immagine di un corso d’acqua sotterraneo, fino all’idea astratta di pericolo e alle emozioni corrispondenti, paura, vertigine, angoscia.

L’abisso è il simbolo di tutto ciò che è oscuro, incomprensibileignotosenza precedenti. Si è naturalmente portati ad aver paura di un futuro che non si conosce e ci angoscia, ma l’esagramma insegna che con l’esperienza si può imparare a convivere con il pericolo. Questo esagramma rappresenta un invito ad accettare il rischio di cadere nel precipizio.

Poiché è presente l’elemento acqua, l’immagine del precipizio evoca quella di un “orrido”, cioè di una stretta gola montana in cui una cascata d’acqua scende verso il basso, a precipizio. In una cascata non c’è nulla di solido al quale aggrapparsi: questo esagramma prospetta, infatti, una situazione che non è possibile individuare nessun appiglio, nessuna stabile sicurezza. L’“orrido” è un luogo oscuro e un altro significato di Kan (il nome dell’esagramma) è oscuritànon è possibile vedere dove stiamo andando, sapere la nostra destinazione e ciò può essere fonte di pauraangoscia. È un precipizio dove l’acqua scorre dentro, che bisogna attraversare, ma in cui c’è anche il rischio di cadere e affogare.

È un’immagine intensamente evocativa, che si presta bene a rappresentare un momento critico della vita di Giacomo, che egli non può essere aggirare o eludere, ma deve affrontare, attraversare, anche se gli fa paura. Rappresenta una situazione di cui non vorrebbe fare l’esperienza, ma che può costituire per lui un’opportunità di cambiamento e apprendimento.

Abbi Fiducia. In primo luogo, ci deve essere cioè fiduciafiducia in se stessi e nella propria conoscenza interiore. Nelle acque profonde non c’è nulla di solido al quale aggrapparsi, nessun appiglio, nessuna sicurezza esterna, nessun modo di orientarsi – e così l’unica certezza può venire dal ritrovare una profonda connessione con la propria interiorità, con il proprio cuoretieni saldo il cuore e riuscirai. Il proprio cuore è per Giacomo l’unico punto fermo: l’unica fonte di certezza può essere interiore.

Agire ha onore. Stare con le mani in mano, rannicchiato nel fondo dell’abisso, è disonorevole, agire porta invece onore. Inoltre, agire è un modo per prendere fiducia in se stesso come individuo, dopo che tutto il resto è crollato. Solo agendo, Giacomo può diventare esperto del fluire attraverso gli abissi scoscesi. L’ideogramma cinese per “agire”, Xin, significa anche “muoversi” e “commuoversi”: il “cuore” è la sede della nostra forza, del nostro coraggio, ma anche il luogo dov’è possibile incontrare le emozioni, che ci muovono, ci inducono cioè ad agire, e ci commuovono, cioè ci toccano nel cuore.

Del resto al cuore si riferisce l’esperienza concreta di lasciarsi cadere in un abisso, ad es. in un burrone o in una cascata montana: si prova infatti in questi casi la sensazione di un tuffo al cuore.

Così il nobile utilizza […] l’azione e la ripetizione per insegnare (e per imparare) a fare le cose:nell’Abissale il nobile impara da esperienze ripetute. Questa ripetizione di esperienze, questo imparare dall’esperienza rinforza la fiducia.

[Photo by Kasuma on Pexels.com]

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