Esagramma 20 – Punti di vista

I Ching

Esagramma 20

Guan

La Contemplazione

(La Visione)

Vedere, guardare, osservare, contemplare: la visione ha molti possibili livelli di coinvolgimento, di percezione e di comprensione.

L’Esagramma dell’I Ching che tratta il tema della visione è il numero 20 La Contemplazione (La Visione), ䷓ 觀 Guan.

La struttura grafica del segno è caratterizzata da 4 linee spezzate, Yin, sormontate da 2 linee intere, Yang. Coloro che stanno in basso rivolgono lo sguardo verso coloro che stanno in alto. Il momento è solenne:

La contemplazione.

Il lavacro è già avvenuto, ma non ancora l’offerta.

Fidenti innalzano lo sguardo a lui.

La fase del rito sacro che viene evidenziato dal Libro dei Mutamenti è quella di passaggio che segue i riti preparatori e precede immediatamente l’atto culminante della celebrazione. È un momento di sospensione che secondo lo stesso Confucio è il più sacro e solenne perché solo nel “vuoto” si rivela la presenza dello Spirito.

Il Maestro (Confucio) disse: “vorrei non parlare più”.
Zigong disse: “Ma, Maestro, se voi non parlate, come potremo noi, poveri discepoli, trasmettere un qualsiasi insegnamento?”.
Il Maestro rispose: “Parla forse il Cielo? Eppure le quattro stagioni seguono il loro corso e le cento creature continuano a nascere. Parla forse il Cielo?”.
(I detti di Confucio, 17:19)

Gli fa eco Lao Zi:

Per questo il santo dice:
io non agisco e il popolo da sé si trasforma,
io amo la quiete e il popolo da sé si corregge,
io non imprendo e il popolo da sé s’arricchisce,
io non bramo e il popolo da sé si fa semplice.

(Tao Te Ching, LVII)

Il Commento alla Decisione dell’Esagramma riprende lo stesso concetto:

Una grande visione sta in alto.
Devoto e mite. Centrale e conforme, egli è una visione per il mondo intero.
“La contemplazione. Il lavacro è già avvenuto, ma non ancora l’offerta. Fidenti innalzano lo sguardo a lui.”.
Gli inferiori lo guardano e vengono trasformati.
Egli lascia che essi mirino la divina via del Cielo, e le quattro stagioni non deviano dalla loro norma.
Così il santo adopera la via divina per elargire l’insegnamento, ed il mondo intero lo asseconda.

Le sole linee attive, Yang, sono le ultime due, la 5^ e la 6^, che sono associate al Cielo. La Terra (1^ e 2^) e l’Umanità (3^ e 4^) contemplano l’azione del Cielo che si manifesta nel ripetersi incessante dei cicli della natura.

La presenza del divino, opera misteriosamente, ma fa sì che le “quattro stagioni seguano il loro corso”, non è visibile, ma si rivela nel momento di quiete fra un’attività e la successiva, quando abbiamo terminato una cosa e non ne abbiamo ancora iniziata un’altra. Questo stato intermedio, nella tradizione tibetana, viene chiamato “bardo“. Questo termine originariamente fa riferimento allo stato intermedio fra la morte e la successiva rinascita, descritto nel Bardo Thodol, da noi conosciuto come il Libro Tibetano dei Morti, ma, più in generale il “bardo” rappresenta tutti i momenti di transizione della vita.

Un esempio è la vigilia del dì di festa.

“Il sabato del villaggio” di Giacomo Leopardi

La donzelletta vien dalla campagna
in sul calar del sole,
col suo fascio dell’erba; e reca in mano
un mazzolin di rose e viole,
onde, siccome suole, ornare ella si appresta
dimani, al dí di festa, il petto e il crine.
Siede con le vicine
su la scala a filar la vecchierella,
incontro là dove si perde il giorno;
e novellando vien del suo buon tempo,
quando ai dí della festa ella si ornava,
ed ancor sana e snella
solea danzar la sera intra di quei
ch’ebbe compagni nell’età piú bella.
Già tutta l’aria imbruna,
torna azzurro il sereno, e tornan l’ombre
giú da’ colli e da’ tetti,
al biancheggiar della recente luna.
Or la squilla dà segno
della festa che viene;
ed a quel suon diresti
che il cor si riconforta.
I fanciulli gridando
su la piazzuola in frotta,
e qua e là saltando,
fanno un lieto romore;
e intanto riede alla sua parca mensa,
fischiando, il zappatore,
e seco pensa al dí del suo riposo.
Poi quando intorno è spenta ogni altra face,
e tutto l’altro tace,
odi il martel picchiare, odi la sega
del legnaiuol, che veglia
nella chiusa bottega alla lucerna,
e s’affretta, e s’adopra
di fornir l’opra anzi al chiarir dell’alba.
Questo di sette è il più gradito giorno,
pien di speme e di gioia:
diman tristezza e noia
recheran l’ore, ed al travaglio usato
ciascuno in suo pensier farà ritorno.
Garzoncello scherzoso,
cotesta età fiorita
è come un giorno d’allegrezza pieno,
giorno chiaro, sereno,
che precorre alla festa di tua vita.
Godi, fanciullo mio; stato soave,
stagion lieta è cotesta.
Altro dirti non vo’; ma la tua festa
ch’anco tardi a venir non ti sia grave.

Anche il torii, il tradizionale portale giapponese, che simbolicamete delimita le aree sacre dei templi, esprime lo stesso concetto di passaggio.

Ad ulteriore conferma si può notare la somiglianza fra la forma del torii, caratterizzata dalle due travi orizzontali, e quella del segno grafico dell’Esagramma 20 ䷓, La Contemplazione (La Visione).

Le linee dell’Esagramma esprimono sei punti di vista in cui si allargano in progressione sia l’angolo di visuale che la capacità di comprensione.

Sei all’inizio significa:

Contemplazione puerile.

Per uomo da poco nessuna macchia

Per un nobile vergogna.

La prima linea è quella più bassa, quella più distante dalle linee Yang poste in alto. Inoltre è appena entrata nella situazione ed essendo Yin, oscura, ha difficoltà ad avere una visione chiara di ciò che accade, per cui facilmente può sviluppare una visione puerile della situazione.

Mutando questa linea si ottiene l’Esagramma 42 ䷩, L’Accrescimento, che evidenzia come una visione meschina sia condizionata dalla ricerca di un vantaggio o di un guadagno immediato.

Sei al secondo posto significa:

Contemplazione attraverso lo spiraglio della porta.

Propizio per la perseveranza d’una donna.

Il secondo posto è quello del funzionario, che, seppure distante, è in corrispondenza con il sovrano, rappresentato dalla 5^ linea. Tuttavia è troppo in basso per poter avere una visione ed una comprensione generale della situazione. Nel suo ruolo deve svolgere con pazienza, dedizione e perseveranza il suo compito limitato. Solo con l’esperienza potrà allargare poco per volta il suo angolo visuale.

L’Esagramma di Mutazione è il 59 ䷺, La Dissoluzione, che evidenzia la necessità di maggiore distensione, ed anche di un certo respiro spirituale, per non diventare troppo rigidi nel proprio ruolo limitato.

Sei al terzo posto significa:

Contemplazione della mia vita:

Avanzare o arretrare?

La terza posizione è quella di transizione ed è spesso caratterizzata dalla difficoltà nel Libro dei Mutamenti. Qui è possibile fare un salto di qualità ed aprirsi al mondo. Riflettendo sulla propria vita è possibile decidere se e come agire, se andare avanti o se ritirarsi. Non vi sono apprezzamenti mantici, nulla viene detto sulle conseguenze delle nostre scelte: siamo liberi di scegliere sotto la nostra responsabilità. La visione è di tipo pragmatico ed orientata all’azione. L’importante è dare una direzione alla nostra vita.

In ogni caso l’Esagramma Derivato, il 53 ䷴, Il Progresso Graduale, ci ricorda che non si può sempre e solo avanzare, ma che ogni percorso evolutivo è sempre fatto di passi avanti e di passi indietro.

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Sei al quarto posto significa:

Contemplazione dello splendore del regno.

Propizio è accettare l’ospitalità del re.

Superata la difficoltà della terza linea siamo usciti nel mondo. Lo sguardo si può allargare all’ambiente circostante ed inizia a rivelarsi la presenza dello spirito. In questo momento non ci è chiesto di agire, ma di contemplare la bellezza di tutte le cose per renderci conto  che, al di là dei nostri piccoli problemi contingenti, non siamo isolati, ma siamo invece parte del tutto ed ogni cosa ci viene donata con grande ricchezza e profusione.

La linea è Yin in un posto Yin, quindi è corretta, ed ha superato il legame con gli aspetti più grettamente materiali (la prima linea, Yin, con cui non è in corrispondenza), per cui lo sguardo può diventare vera e propria contemplazione. Vi sono molte assonanze con il concetto di Regno di Dio espresso dal Vangelo.

Perciò vi dico: per la vostra vita non affannatevi di quello che mangerete o berrete, e neanche per il vostro corpo, di quello che indosserete; la vita forse non vale più del cibo e il corpo più del vestito? Guardate gli uccelli del cielo: non seminano, né mietono, né ammassano nei granai; eppure il Padre vostro celeste li nutre. Non contate voi forse più di loro? E chi di voi, per quanto si dia da fare, può aggiungere un’ora sola alla sua vita? E perché vi affannate per il vestito? Osservate come crescono i gigli del campo: non lavorano e non filano. Eppure io vi dico che neanche Salomone, con tutta la sua gloria, vestiva come uno di loro. Ora se Dio veste così l’erba del campo, che oggi c’è e domani verrà gettata nel forno, non farà assai più per voi, gente di poca fede? Non affannatevi dunque dicendo: Che cosa mangeremo? Che cosa berremo? Che cosa indosseremo? Di tutte queste cose si preoccupano i pagani; il Padre vostro celeste infatti sa che ne avete bisogno. Cercate prima il regno di Dio e la sua giustizia, e tutte queste cose vi saranno date in aggiunta. Non affannatevi dunque per il domani, perché il domani avrà già le sue inquietudini. A ciascun giorno basta la sua pena. (Matteo, 6:25-34)

Lo splendore da contemplare è lo splendore del Regno di Dio.

La mutazione della quarta linea porta all’Esagramma 12 ䷋, Il Ristagno, che insegna il distacco dalle cose materiali.

Mutando poi anche la prima linea, che parla dello sguardo innocente del bambino (“perché il regno di Dio è per chi assomiglia a loro”, Luca 18:16) si ottiene l’Esagramma 25 ䷘, L’Inatteso (L’Inaspettato), che insegna ad essere spontanei, senza attaccamenti ed a “lasciarsi naufragare”:

Sempre caro mi fu quest’ermo colle,
e questa siepe, che da tanta parte
dell’ultimo orizzonte il guardo esclude.
Ma sedendo e mirando, interminati
spazi di là da quella, e sovrumani
silenzi, e profondissima quiete
io nel pensier mi fingo, ove per poco
il cor non si spaura. E come il vento
odo stormir tra queste piante, io quello
infinito silenzio a questa voce
vo comparando: e mi sovvien l’eterno,
e le morte stagioni, e la presente
e viva, e il suon di lei. Così tra questa
immensità s’annega il pensier mio:
e il naufragar m’è dolce in questo mare.
(Giacomo Leopardi, L’Infinito)

Nove al quinto posto significa:

Contemplazione della mia vita.

Il nobile è senza macchia.

Alla quinta linea, la prima linea Yang, attiva, si osserva, ma si è al contempo consapevoli di essere osservati, per cui la condotta deve essere particolarmente dignitosa ed esemplare. L’insegnamento viene dato innanzitutto attraverso l’esempio. Per questo bisogna far sì che la propria vita sia specchiata ed impeccabile. L’esempio è quello del sovrano, la quinta linea, che compie davanti al popolo il rito solenne citato nella Sentenza.

La “contemplazione della mia vita” non è più legata a considerazioni puramente individuali come alla terza linea. Mutando questa linea si ottiene l’Esagramma 23 ䷖, Lo Sgretolamento, che, oltre ad essere l’Esagramma Nucleare, segue immediatamente l’Esagramma 20 nella sequenza del calendario. La riflessione sul passato, il radicamento nel presente, lo sguardo al futuro, la consapevolezza dei cicli inarrestabili di decadenza e di rinascita di tutte le cose porta a considerare la propria stessa esistenza in contesto più vasto ed a privilegiare le cose essenziali, quelle che rimangono.

Nove sopra significa:

Contemplazione della loro vita.

Il nobile è senza macchia.

Nella Grande Immagine viene specificato che lo scopo della contemplazione della vita degli altri è l’insegnamento:

Il Vento  soffia sulla Terra : l‘immagine della contemplazione.

Così gli antichi re visitavano le regioni del mondo, contemplavano il popolo e largivano insegnamento.

Guan Yin

Nel “contemplare il popolo” dall’alto, non vi è distacco e tanto meno disprezzo, ma grande partecipazione e compassione. Non a caso 觀 Guan, il nome dell’Esagramma, è anche il nome di Guan Yin, l’antica dea della compassione, “colei che guarda giù verso le sofferenze del mondo”.

Al livello più alto, espresso dalla sesta linea, lo sguardo può abbracciare e consolare tutte le sofferenze del mondo. L’Esagramma derivato è l’8 ䷇, La Comunione: si possiede “sublimità, durata e perseveranza” e non si fa più differenza fra se stessi e gli altri.

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3 pensieri riguardo “Esagramma 20 – Punti di vista

  1. E’ molto bella questa spiegazione dell’esagramma 20!
    La mia mutazione e’ poi nel’esagramma 15..potrei riuscire ad avere la stessa interpretazione? Grazie

    1. Per ottenere l’Esagramma 15, La Modestia, mutano la terza, la quinta e la sesta linea. Sono tutte le linea in cui si fa riferimento alla contemplazione della propria esistenza e di quella degli altri: il processo evolutivo parte sempre dalla riflessione sui casi concreti dell’esistenza.

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