I Ching e John Cage

John Cage nel 1950 si procura il libro dell’I Ching, di cui si vuole servire per fare delle scelte compositive senza l’intervento della sua volontà, in modo non intenzionale. È un metodo per organizzare il caso, per controllare l’imprevedibile. Serve a determinare secondo un sistema di combinazioni numeriche, quali note suonare, la loro durata, la loro altezza.

L’adozione di tecniche aleatorie e casuali serve: per aggirare il desiderio di trovare sempre l’emozione nella musica, per rimuovere tutte le tracce di identificazione personale con il materiale musicale, per eliminare l’aspetto soggettivo del processo compositivo, il collegamento fra la sensibilità del compositore ed i suoni che compone. Indeterminismo vuol dire espellere la nozione di scelta dal processo creativo. Significa avvicinarsi all’indeterminatezza del suono naturale. La musica è natura, non è imitazione della natura. L’artista non controlla, non organizza, non domina la natura, ma la ascolta. L’uomo ha un ruolo subalterno, non è né esecutore né creatore della musica, è un liberatore del suono. C’è il rifiuto del principio composizionale della conseguenza logica, c’è il rifiuto della concezione della musica in quanto suono organizzato. Vuol dire liberarsi dalle costrizioni, rimuovere l’idea di modello.
È il crollo dell’idea europea di musica, basata sulla centralità del compositore. Cage distrugge la figura del compositore genio, di stampo romantico. È un passo che Cage può fare perché è americano e quindi non sente schiacciante il peso della tradizione colta.
Le caratteristiche della musica di Cage derivate dall’approccio alle filosofie orientali legano la sua opera alla poetica data: l’esaltazione dell’automatismo, il disprezzo per la ragione, l’accettazione dell’assurdo, sono aspetti che accomunano lo Zen all’avanguardia dadaista.
La prima composizione in cui Cage impiega questa nuova tecnica è Music of Changes per piano solo, del 1951. Il titolo deriva dall’I Ching. L’opera consiste in quattro “books”. Il processo compositivo parte dalla costruzione di un quadrato di 64×64 celle. In ogni cella viene inserito un valore: il tipo di suono, la durata, il volume. Attraverso dei meccanismi casuali gestiti da un calcolatore avviene la scelta all’interno di queste possibilità. Gli stessi meccanismi avvengono a livello verticale per la creazione di effetti polifonici, e per la scelta dei ritmi.
In Imaginary landscape no. 4 per dodici radio, del 1951, ogni radio è controllata da due esecutori, uno sintonizza la frequenza, l’altro cambia il volume, seguendo le indicazioni della partitura. I risultati sono sempre differenti e imprevedibili. Invece di tentare di imporre il suo stile musicale all’ambiente locale, Cage lascia che sia l’ambiente locale a determinare il risultato della propria arte.
Un altro metodo di composizione casuale si basa sull’osservazione delle imperfezioni della carta su cui si scrive la musica.
L’approccio alle filosofie orientali porta Cage verso la negazione dell’io, verso la rinuncia all’espressione e alla comunicazione, verso l’abbandono del controllo umano sulla natura e sul suono. L’alea è un modo per imitare la maniera in cui la natura opera e per aprire la mente alle influenze divine, ad esempio al mondo indeterminato dei suoni non intenzionali. Cage vuole creare musica che non ha mai ascoltato.

[Testo  tratto da Wikipedia.]

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