Nel 1949 Carl Gustav Jung scrisse la prefazione dell’edizione inglese dell’I Ching di Richard Wilhelm (il testo integrale è riportato in: I Ching, ed. Adelphi, pag. 15-33). In quell’occasione Jung consultò l’I Ching stesso per avere il suo parere in merito alla bontà di quella operazione editoriale ed ottenne come responso l’esagramma 50, il Crogiolo, che mutava nell’esagramma 35, il Progresso.

Dice Jung: “ho personificato in un certo senso il libro, chiedendogli il suo giudizio sulla sua situazione attuale, cioè sulla mia intenzione di presentarlo alla coscienza occidentale” e, dopo aver analizzato il responso, conclude: “Se un essere umano avesse dato queste risposte, io, come psichiatra, avrei dovuto dichiararlo sano di mente, almeno alla luce del materiale presentato. Non sarei in grado, infatti, di scoprire nulla di delirante, di idiota o di schizofrenico nelle quattro risposte. Data l’estrema antichità e l’origine cinese dell’I Ching, non posso considerare anormale il suo linguaggio arcaico, simbolico e fiorito. Anzi, avrei dovuto congratularmi con questa ipotetica persona per la sua non comune capacità di intuire il mio inespresso stato di disagio.”.