La verità interiore #IChing #Esagramma 61

Andrea Biggio

61 - Alberi sul lago

Yi Jing (I Ching), Esagramma 61: 中孚 – Zhong Fu

Le metafore e le simbologie cui ricorriamo quando vogliamo interpretare un responso di I Ching sono innumerevoli e, per ottenerne una sinossi completa, ci vorrebbe un tempo disponibile dilatato ed una domanda davvero fondante. Pertanto, quando consultiamo il Libro dei Mutamenti, ordinariamente, ci affidiamo soltanto ad alcune direzioni metaforiche e simboliche preferendole ad altre, in quanto esse affiorano e ci colpiscono subito e di più di altre, afferrando così la nostra attenzione per delineare una risposta che riteniamo soddisfacente e convincente.

L’esagramma61 ZHONG FU – La Verità Interiore, descrive uno degli archetipi più interessanti dell’Umanità, quello che incarna l’anelito a raggiungere una conoscenza e fiducia di se stessi. Un atto di verità, insomma, che consista nel guardarci dentro, senza cercare compulsivamente all’esterno le cause del proprio comportamento, di ciò che di buono o spiacevole ci stia succedendo.

Gli antichi cinesi hanno nominato il “processo” per giungere alla verità interiore con i seguenti due ideogrammi, i quali combinati in unica espressione danno il senso della veracità intrinseca:

中孚 ZHONG FU

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ed essi hanno illustrato il relativo gioco delle polarità yin-yang, ivi presenti come vere e proprie “linee” di forza, con il relativo esagramma che visivamente rende in modo suggestivo – attraverso la simmetria tra le linee intere esterne yang e le linee interne spezzate yin – quel centro, quel cuore svuotato dai pregiudizi che diviene per l’Uomo uno spazio libero necessario allo scambio con sé stesso e con l’altro da sé: spazio veramente faticoso da conquistare.

Le mie riflessioni, però, vorrei isolarle, in questo post, al significato più profondo di 孚 FU, perché è li che c’è il cuore del senso di tutta la filosofia che pervade l’esagramma. Gli spunti di riflessione sulla complessità della situazione per cui il libro risponde con questa figura possono, infatti, essere forniti da una gran quantità di altre metafore, “lineari”, testuali, visive, letterali, storiche, etc. Per esempio: isolando i due trigrammi che compongono la figura principale, si possono ottenere altre indicazioni figurate di come i compilatori di I Ching immaginavano di spiegare il senso della verità interiore. La prima. Il trigramma di sotto rappresenta il lago ( e/o la sua bruma) e, sopra di esso, c’è il vento/legno (n.b. una barca sull’acqua del lago sereno e non sull’acqua profonda, come è nel n°59). La seconda. Il vento sopra, spazza via la bruma (la nebbia) sotto. Altra immagine: l’albero ed il lago che si nutrono a vicenda. Oppure ancora la bruma, salendo, profuma il vento.

中 ZHONG significa: il giusto mezzo. Centrale. Equilibrato. Giusta misura. Cuore umano, via interiore. Etimologicamente (se così si può dire!) o simbolicamente, è rappresentato da un bersaglio che viene colto e trapassato centralmente da una freccia, da parte a parte. Nell’antica arte del tiro con l’arco la freccia doveva colpire il centro nello stesso momento in cui l’apposita musica che accompagnava il tiro stesso si concludeva con il suono del gong (gong e zhong hanno una pronuncia pressoché simile).

孚 FU significa: fedele, sincero, degno di fede. Aver fede, aver fiducia. Il pittogramma rappresenta letteralmente la zampa di un uccello posata sul suo uovo, il futuro “figlio”, e offre l’idea del trattenere sotto di sé l’uovo stesso per covarlo con il suo calore. L’uovo è ancora sotto il controllo della madre finchè non si dischiuderà per far nascere il suo piccolo. La parte superiore di questo ideogramma composto (da altri due), nella scrittura cinese di oggi, è rappresentata con una zampa d’uccello sopra e un uovo sotto. C’è chi, invece, sostiene (Cyrille Javary e Pierre Faure: Yi Jing, le Livre des Changements, ed. Albin Michel) che i due elementi dell’ideogramma rappresentino, più anticamente e genuinamente ed in sintesi (qui non desidero dilungarmi sul particolare), – sopra – la mano della mamma che stringe la mammella per far suggere il piccolo e – sotto – il figlio stesso (un piccolo, un principino…). Dirò subito che l’interpretazione di Javary (che ha curato personalmente questa parte più ideogrammatica del testo che ho citato), non mi persuade. La trovo troppo restrittiva e molto freudiano-edipica (se mi si consente) perché isola il concetto di fiducia a quella primaria, che il piccolo nutre verso i genitori e la madre in particolare e che nell’adulto poi dovrebbe – divenendo più cosciente – essere meno totale e più selettiva. Ma questo è un altro problema.

Veniamo a 孚 FU.

孚Fu vuol dire fiducia. Così, I Ching esprime in maniera chiarissima che l’immagine della verità interiore (o intrinseca) è quella di un uovo mentre viene covato con il calore dall’uccello-madre (simboleggiato da quella zampetta che si vede in alto all’ideogramma). “Ab ovo”, citando Orazio il poeta latino, vuol dire dall’inizio: ab ovo usque ad mala, dall’uovo alle mele, dall’inizio alla fine, in modo opposto si dice “siamo alla frutta” (alle mele) cioè che siamo alla fine; dall’uovo alla mela è il percorso che si fa dall’ALFA all’OMEGA. I Ching, con l’esagramma 61, ci invita a penetrare il senso di ogni situazione difficile, andando all’origine più profonda e vera di noi stessi, al germe del nostro carattere e della nostra personalità, immergerci in noi stessi ed arrivare fino all’inconscio. Ognuno lo farà con i mezzi e gli strumenti che più giudica adatti. Facendo in questo modo diventa propizio “attraversare la grande acqua” e perseverare e, così, arrivare persino “ad influenzare “porci e pesci” (gli animali – così come molte persone – meno spirituali in assoluto secondo i cinesi).

Nei miti di tutta l’umanità il motivo dell’uovo è legato alla luce ed all’aurora, insomma alla subitanea “illuminazione”. Quando ci rinnoviamo e la nostra coscienza compie un passo verso un livello di elevazione maggiore (alcuni fisici moderni lo chiamano “salto quantico”, senza aver inventato niente di nuovo) allora il mondo intero cambia con noi. Mutano i nostri rapporti con le cose e le nostre relazioni: ogni volta registriamo una rinascita totale dell’universo. Il motivo dell’uovo ci introduce alla possibilità – alla portata di ognuno – di rinnovarsi, di rinnovamento a partire dalla scaturigine prima dove è concentrata – in un unico centro che è l’uovo – la nostra energia.

Andare all’origine prima e valutare il germe iniziale in cui tutto è racchiuso era una esortazione nota anche alla nostra filosofia. Aristotele, per spiegare l’entelechia (il germe iniziale in cui tutto è racchiuso), fece ricorso – come abbiamo visto nel post sull’efficacia – all’immagine della ghianda nella quale è racchiuso l’intero albero della quercia, in potenza.

Il mistero del seme della pianta o quello dell’uovo è una rappresentazione archetipica che ci rimanda al significato primo dell’esistenza, quello di una totalità – completa in sé stessa – che contiene ogni cosa senza che la forma finale ed i particolari (l’OMEGA) si siano ancora manifestati. Dal seme del cereale nascerà una nuova pianta per nutrirci, pianta che è già contenuta nella sua integralità, proprio nel seme stesso. Se mangiamo il seme integrale, portiamo integrità e completezza dentro di noi.

L’idea di seme e quella di uovo sono legate al concetto di concentrazione e di interiorità. L’uovo va ben covato al calore ed il seme è generato quando il calore del sole e la sua luce portano a maturazione la pianta, poi, ben cotto con il calore del fuoco (che continua l’opera “divina” di “cottura” iniziata sulla pianta) serve a nutrire l’essere umano nella sua integralità. Il seme e l’uovo indicano uno stato di concentrazione molto avanzato e non primitivo: al livello psicologico questo corrisponde già ad una certa concentrazione dell’attenzione. I richiami a seme ed uovo, sono inviti per l’individuo a riflettere su sé stesso e “tornare in sé.”.

Il momento della riflessione autentica, quella che ci consente, di arrivare alla “verità interiore” e “intrinseca alle cose” non può giungere quando la mente è agitata. Uovo e seme sono legati, come abbiamo visto, al covare, all’attesa, alla concentrazione, alla meditazione, in sintesi:alla calma interiore. Con la calma si arriva a scrutare dentro di sé ed essere sinceri (e veri) con sé stessi: l’energia si concentra in un momento, in un punto preciso, in un centro e può, finalmente, manifestarsi e svilupparsi in maniera creativa. E’ la nascita di una nuova visione del mondo, più ampia, una vera e propria rinnovata Weltanschauung.

Sappiamo tutti che una riflessione profonda su noi stessi è difficile, richiede sforzo e spesso è preceduta e stimolata da grande sofferenza e non sempre ci si arriva in tempi brevi, e chi scrive lo ha capito a sue spese. I Ching, il Libro dei Cambiamenti, con il 61 (in particolare, ma anche in generale con la sua struttura completa di 64 esagrammi), qui da noi esaminato e scrutato soltanto nella parte etimologica dell’ideogramma 孚 FU, ci chiede lo sforzo di liberare quell’energia psichica concentrata per destinarla a produrre una calore creativo, paragonabile a quello che l’uccello trasmette alle uova con la sua cova per farle schiudere.

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