Come si dice? Come si scrive? Cosa vuol dire?

I cinesi scrivono 易經 che significa letteralmente: 易 mutamento, 經 libro (canonico) e quindi Libro dei Mutamenti.
La trascrizione corretta di 易經 secondo lo standard moderno, il pinyin, è “yìjīng“ (yì mutamento, jīng libro).
Io personalmente, per evitare confusioni, preferisco scrivere “I Ching” perché è la trascrizione più nota e quella riportata sulla copertina della traduzione più diffusa in italiano (I Ching, a cura di Richard Wilhelm, Ed. Adelphi).
Attenzione che “I” (Yi) non è l’articolo, ma il nome del Libro, per cui si scrive “l’I Ching” oppure “lo Yi Jing” utilizzando l’articolo lo.
Ascolta come si pronuncia “I Ching”:
http://www.pronounceitright.com/pronuncia.php?id_pronuncia=7203
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L’I Ching è un oracolo, un libro di saggezza e una guida a cui tutti possono accedere per porre le proprie domande, ricevere indicazioni sul giusto atteggiamento da tenere e sulle azioni da intraprendere (o da non intraprendere) nelle varie situazioni della vita e nel cammino della propria evoluzione personale.
Prima di prendere una decisione importante richiedi un consulto con l’I Ching (su appuntamento, di persona oppure via telefono) per porre al Libro dei Mutamenti una domanda concreta su di un problema che ti sta a cuore nei progetti, negli affari oppure nelle relazioni famigliari, affettive o lavorative.
La risposta dell’I Ching ti fornisce un quadro obiettivo dello stato delle cose, un’indicazione precisa della corretta linea d’azione da seguire ed una chiara visione delle prospettive evolutive e degli strumenti a tua disposizione.
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I cinesi lo chiamano ZHOU YI dove YI è il mutamento e ZHOU è l’imperatore sotto il quale è stato redatto il primo libro. JING tra l’altro è il nome usato per i cinque classici: non ricordo i loro nomi ma finiscono tutti in JING.
In realtà lo Zhou Yi è solo una parte dello Yi Jing.
Riporto dal gruppo Facebook Yi Jing (I Ching) – Noi e il Mutamento
alcune domande/risposte sull’I Ching elaborate da Tiziano Mattei che chiariscono bene la questione.
D: “I Ching”, “I King”, “Yi Jing”… ma come si scrive? e come si pronuncia?
R: Si scrive 易經 … Fino al 1979 non esisteva un sistema unico di romanizzazione della lingua cinese valido in tutto il mondo, ogni lingua seguiva le proprie regole fonetiche nella traslitterazione; in più, la pronuncia del cinese varia molto da zona a zona, per cui il Libro era conosciuto con diverse grafie, tra cui Yi King (Francia), I Ging (Germania), I King (Italia), mentre nel mondo anglofono prevaleva l’uso del sistema Wade-Giles, il che rese la variante “I Ching” la più diffusa. Nel 1979 l’International Organization for Standardization (ISO) ha adottato invece il sistema pinyin come romanizzazione standard del cinese moderno; dunque, seguendo il pinyin, dovremmo scrivere “yijing”, o meglio “yìjīng”. Ovviamente ognuno è libero di adottare la scrittura che preferisce… io personalmente scrivo Yi Jing, mediando tra il pinyin ufficiale e una scrittura più facilmente riconoscibile.
La pronuncia (sempre attenendosi al “cinese standard”) è comunque la stessa ed è impossibile da trascrivere in modo soddisfacente, in quanto il suono “j” di “jing” non esiste in nessuna delle nostre lingue, e in più bisognerebbe tener conto dei toni. Accontentiamoci di pronunciarlo “ìi ching”.
D: Che cosa si intende per Yi Jing?
R: “Yi Jing” (易經 “Classico del Mutamento”) è il nome che, a partire dall’epoca Han (inizi del III sec. d.C.), designa un corpus di scritti, comprendente un nucleo centrale più antico chiamato Zhou Yi (周易 “Mutamenti dei Zhou”) e una serie di commentari posteriori noti con il nome collettivo di Shi Yi (十 翼 “Dieci Ali”).
D: Quando e da chi fu scritto l’Yi Jing? Come si compone?
R: Allo stato attuale degli studi, sembra che il nucleo più antico (Zhou Yi, da alcuni chiamato “Testo Canonico”) sia stato redatto intorno al X-VIII sec. a.C. “assemblando” brevi sentenze oracolari la cui origine risale alle pratiche divinatorie su carapace di tartaruga (a partire dal XV sec. a.C. approssimativamente). Questo primo strato comprende il tuàn 彖 (o guàcí 卦辭), comunemente tradotto con “Sentenza” o “Giudizio” dell’esagramma, e i testi relativi alle singole linee mutanti (yáocí 爻辭); si tratta probabilmente del lavoro collettivo di più generazioni di “saggi” (sciamani, indovini, sacerdoti). L’utilizzo degli steli di achillea millefoglie deriva invece da un’altra pratica divinatoria dapprima indipendente, poi venuta a sostituire il laborioso processo di “consultazione” dei carapaci (che stava peraltro portando all’estinzione delle tartarughe).
Neanche sulla datazione delle Dieci Ali sembra esserci maggiore chiarezza; probabilmente la loro stesura risale agli ultimi due o tre secoli a.C. ed anche per alcune di esse l’origine è da ricercarsi in tradizioni orali, mentre altre sono sicuramente di matrice letterata. Tra queste, quelle che diventeranno un punto di riferimento indiscutibile per gli sviluppi di tutto il pensiero filosofico, cosmologico e scientifico cinese: il “Gran Commento” o “Commento sulle Sentenze Aggiunte” (o forse meglio “Commento per Testi Annessi”, dàzhuàn 大傳 o xìcízhuàn 繫辭傳 – 5a e 6a Ala) e le “Spiegazioni sui Diagrammi” (shuōguà(zhuàn) 說卦(傳) – 8a Ala). Le prime quattro Ali entreranno invece a far parte del testo divinatorio vero e proprio: si tratta del “Commento al Giudizio” (in Wilhelm “Commento alla Decisione”, tuànzhuàn 彖傳 – 1a e 2a Ala) e del “Commento per Immagini” (xiàngzhuàn 象傳 – 3a e 4a Ala). Quest’ultimo consta in realtà di due elementi ben distinti: le “Grandi Immagini” (dàxiàng 大象), che descrivono l’atmosfera generale di ogni esagramma a partire dalle qualità dei trigrammi componenti, e le “Piccole Immagini” (xiǎoxiàng 小象), glosse relative ai testi delle linee dallo stile vicino a quello del tuanzhuan.
D: Le Dieci Ali sono di Confucio?
R: No. Le principali sono di scuola confuciana, anche se la loro attribuzione è tuttora incerta. Sicuramente alcune di esse avranno un peso notevole nello sviluppo del pensiero legato al confucianesimo.
Qui c’è una bella immagine di Tiziano Mattei che evidenzia la struttura dell’I Ching.
