“Il Maestro dice: è buono abitare là dove regna l’umanità. Colui che sceglie di soggiornare dove essa difetta, manca di saggezza!” (Confucio)
[…] Per intendersi con gli altri non è necessario scomparire e cancellarci, basta affermare la nostra particolarità e la nostra unicità, così come accettare quelle degli altri. Si confronta la propria realtà con quella di ognuno senza pregiudizi, perché fecondità e dinamismo delle relazioni nascono dalle differenze e non dalle similarità. Intendersi con gli altri e accettarli per quel che sono è difficile, ma ad Eufemia s’impara bene: ci vogliono pazienza e capacità d’ascolto. Abbandoniamo, dunque, le nostre torri d’avorio e buttiamoci nell’umanità. Non aspettiamo sempre che siano gli altri a fare il primo passo. Non si deve solo attendere gli inviti ma anche farli! Manifestiamo il nostro desiderio di partecipazione alla comunità umana, non solo nella nostra vita privata ma anche sul lavoro. Eccola la filosofia che informa, nel I Ching, l’esagramma n° 13 ! La compagnia fra uomini.
Il blog The Sixties, nell’articolo “The 20 Greatest Beatles Songs”, riporta la testimonianza di Chris Difford su come George Harrison si ispirò all’I Ching nel comporre “While My Guitar Gently Weeps” (1968): “George era quello che era tornato dall’India con un risveglio spirituale che l’avrebbe accompagnato per tutto il resto della sua vita, mentre gli altri tornavano indietro solo con le cartoline. Arrivò al testo della canzone utilizzando l’I Ching: aprì a caso il libro e la prima frase che lo colpì fu “gently weeps”, così costruì il brano intorno ad essa”.